giovedì 1 luglio 2010

Traslocando - Il topo, il fiore e il bruco

02/09/2003

Il topo paffuto stava sospeso in quel biege, fondo senz'ombre che si picca di una pretesa eleganza a riflettere il tutto, avvolgendo i contorni senza turbarli.
E così il topo viveva un luogo senza contrasti.

Stava lì il topo paffuto, solo e sospeso nel beige, gioia di un quadretto per una cucina borghese del centro di Parigi, appeso ad un miro a fianco della porta finestra da dove salivano le voci del mercato e il profumo di baguette.
La padrona di casa, spesso distratta in abitudini frettolose e grembiuli stinti, lo aveva comprato sulla rive gauche dai rigattieri che vendono libri e rimasugli di vite perdute.
E' una natura morta, pensò la massaia, c'è questo strano fiore riverso (ma non pensò proprio la parola riverso), una rosa vide la massaia, una rosa appassita.
Non è una natura morta, ponderò colma di buon senso, perché il topo è vivo.
Non si accorse del bruco. Non lo vide là in fondo al quadretto danzare sullo stelo.

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