lunedì 25 luglio 2011

un gigantesco soufflé


Cara S.,
anche a me è salito dentro in tutti questi giorni un "ma insomma" e ha preso la forma di un gigantesco sufflè di formaggio, uno di quelli che devi menare e menare sempre nello stesso verso e non ti devi distrarre finchè non ti dice Basta mi hai menato abbastanza, adesso infilami in forno sperando che tu lo abbia ben scaldato prima altrimenti non è servito a nulla che mi hai menato fino adesso, sempre nello stesso verso, orario o antiorario fai tu, per me è lo stesso, l'importante è che una volta che decidi mantieni il punto altrimenti mi affloscio e mi fai fare una brutta figura.
Così mi ha detto il sufflè che si chiama "ma insomma".
Ora scopro (ma in realtà lo sapevo) che anche in te si è preparato un sufflè che si chiama "ma insomma" e che hai menato finché non ti ha detto basta.
Allora i nostri sufflè sono pronti e gonfi di orgoglio dorato e fragrante e quindi sarebbe importante farli incontrare per scambiarci ricette  e trucchi del mestiere.
Ti adoro, sai.

Bilancio


Cara S.,
ho pensato in questi giorni alle parole che possono darmi fastidio fisicamente.
Quella che più mi irrita è "bilancio" coniugata in tutti i modi e abitata da qualunque sentimento, anche di quelli innocenti in sé e per sé.
"Ho fatto un bilancio della mia vita", "è ora di fare un bilancio", "sento che il bilancio di questo rapporto non è in pareggio", "fai un bilancio e poi decidi", "il bilancio è positivo", "il bilancio è negativo", ecc. (anche eccetera mi irrita un po' ma la sopporto quando proprio scappa e adesso mi è scappata).
Mi dà così fastidio che non ritengo proprio né propizio spiegare il perché. Le ragioni sono innumerevoli e tutte ovvie, cadono (nel senso di precipitare) nel non-senso di un significato pretenzioso, nella stessa irritante pronuncia dal suono infelice che si chiude in quel "cio" bloccando ogni via di fuga, ed è inutile che mi dici che la parola è franca, perché bilancio non lo è.

invettiva politica contro la pornografia


1) la pornografia non libera il corpo ma lo condanna, lo supplizia, lo violenta. E' un corpo privo di intelligenza e immaginazione, violentato grazie e attraverso i suoi buchi; nella pornografia il corpo è ridotto ad un buco, è esattamente i suoi buchi e le poche possibilità che rappresentano;
2) la pornografia è fallocentrica anche quando è lesbica. C'è quasi sempre un fallo di mezzo che cerca ossessivamente  buchi dove infilarsi (limitati e a scarsa ergonomia);
3) Dal punto 2) discende che la pornografia esclude la sessualità femminile, il suo mistero, la discesa all'Ade, la tana di un animale stupefacente e misterioso, animale politico perché di relazione e di confronto, creatura sconosciuta che nella pornografia viene trattata solo come meccanismo operativo, finalizzato all'orgasmo, soprattutto quello finto;
4) la pornografia non libera i desideri, perché esclude e mortifica, si fissa nella sua danza inutile, ripetitiva, priva di gioco, prospettiva e trascendenza; 
5) rovesciando i ragionamenti e prendendo come filtro la castità e la sessualità riproduttiva come unica possibilità ammessa dal cattolicesimo apostolico romano si hanno gli stessi risultati evidenziati per la pornografia, segno che la pornografia non è altro che un'altra forma di repressione sessuale. A riprova di questo fatto si vedano le rappresentazioni pittoriche dei supplizi dei santi. Niente di più pornografico.