1)
la pornografia non libera il corpo ma lo condanna, lo supplizia, lo violenta.
E' un corpo privo di intelligenza e immaginazione, violentato grazie e attraverso
i suoi buchi; nella pornografia il corpo è ridotto ad un buco, è esattamente i
suoi buchi e le poche possibilità che rappresentano;
2)
la pornografia è fallocentrica anche quando è lesbica. C'è quasi sempre un
fallo di mezzo che cerca ossessivamente buchi dove infilarsi (limitati e a scarsa
ergonomia);
3)
Dal punto 2) discende che la pornografia esclude la sessualità femminile, il suo mistero, la discesa all'Ade, la tana di un animale stupefacente e misterioso, animale politico perché di
relazione e di confronto, creatura sconosciuta che nella pornografia viene
trattata solo come meccanismo operativo, finalizzato all'orgasmo, soprattutto quello finto;
4)
la pornografia non libera i desideri, perché esclude e mortifica, si fissa nella sua danza inutile, ripetitiva, priva di gioco, prospettiva e trascendenza;
5)
rovesciando i ragionamenti e prendendo come filtro la castità e la sessualità
riproduttiva come unica possibilità ammessa dal cattolicesimo apostolico romano si hanno gli stessi
risultati evidenziati per la pornografia, segno che la pornografia non è altro
che un'altra forma di repressione sessuale. A riprova di questo
fatto si vedano le rappresentazioni pittoriche dei supplizi dei santi. Niente
di più pornografico.
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