giovedì 22 giugno 2017

Unpoquiunpola' e supergiú

Ci risiamo,  l'ennesimo attentato rappresenta l'occasione per un altro giro di giostra: edizioni tg da 48 ore l'una, dichiarazioni di cordoglio da ogni campanile, ministri contriti, moniti severi dai capi di stato, livelli di allerta che si alzano ma che in realtà non sono mai diminuiti e che a dire il vero non servono a nulla; e poi il solito richiamo al prossimo imminente attentato a ridosso dell'ultimo, perché, diciamocelo francamente, è così facile prevedere l'attentato del giorno dopo rispetto a quello che accadrà  di nuovo, sicuramente, ma non si sa quando. A voler essere cinici, considerato che gli attentati si spargono un po' qui è un po' là, ogni tre mesi su per giù, si potrebbe dunque calcolare il tasso di produzione di kamikaze su base annua.
E a voler far conto di questa ipotesi, non ci sarà nessun attentato nei prossimi giorni. Certo quell'unpoquiunpolà e supergiù dà fastidio.
E poi. Dal momento del lancio in TV dei primi servizi, comincia la sequela degli opinionisti, sempre gli stessi, chiamati a dare le stesse opinioni, manco a farlo apposta. D'altronde quell'unpoquiunpolà e supergiú impedisce di formulare un quadro chiaro per i nostri esperti TV, i quali colgono l'occasione per rispolverare quello che hanno già detto due o tre mesi fa rispetto alle possibili cause (troppe), e alle soluzioni (su cui non c'è ancora un vero accordo).
Finalmente, durante la giostra e con sollievo generale, nel punto esatto richiesto dalle tragedie, entra in scena l'attentatore.
Noi spettatori, condotti mano a mano sempre più a fondo nel dramma, veniamo sorpresi dalla rivelazione del colpevole.
Eccolo, diciamo!
Ed è un coro di singolarità mute davanti alla TV.
Certo è una tragedia a suo modo deludente. Ormai così prevedibile. Il kamikaze assomiglia al precedente, come se la produzione teatrale avesse finito i soldi. Sempre un po' smunto, triste, troppo giovane per recitare la parte del male.
Una maschera, mica un attore vero, un comprimario buono solo per far da spalla alla bomba che lo ha sparato tragicamente dentro la nostra vita.
Che vi aspettate?
È la solita replica dello spettacolo del unpoquiunpolà e supergiú ogni tre mesi, lo avete già visto una decina di volte, questo passa il convento.
Ormai penso che questa giostra sia un fattore di crescita del Pil. L'economia ringrazia.
Il clima di terrore è lo stimolo dell'offerta di sicurezza, che punta sul settore  dei media, che rivitalizza il comparto degli esperti, che dà man forte alla politica, la quale non vedeva l'ora, in generale.
E in ogni caso, è un fattore correttivo dell'inflazione.
Per qualche giorno spendiamo meno, si chiama fattore-lutto di massa.
E se la borsa subisce qualche scossone, è cosa di qualche ora, subito si assesta sui normali livelli di indifferenza al mondo reale.
Da parte mia cercherò di stare  lontano da quell'unpoquiunpolà e quel supergiú fra due o tre mesi, e dico a quel ragazzo triste e smunto che ci aspetta al varco, che lo sappiamo già che il male è banale.

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