Mi chiedono perché rispondo agli imbecilli.
Si sa infatti che sono tanti.
È una debolezza, un vizietto.
L’imbecille di turno mi stuzzica, a buzzo, a caso, proprio lui, anche se indistinguibile nella moltitudine di cui è parte.
Tutti imbecilli di pancia (perché non diciamo di culo e famo prima?), e tutti più o meno allo stesso modo. Poi però me ne capita uno, e mi va di dirgli che è imbecille.
Mica ho paura della superiorità, io.
Se non ne ha paura lui, perché dovrei temere io?
D’altronde ne ha bisogno. E la tigna lo conferma.
Questo è un lavoro che va fatto. Ogni tanto.
Smerciando superiorità per tempo perso.
D’altronde, si diceva, di superiorità si nasce.
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