martedì 12 gennaio 2010

Omaggio a Giorgio Gaber

IN QUALCHE MODO

Ah che meraviglia questo vostro recentissimo, incessante, onnipresente
in qualche modo

In qualche modo è l’intercalare del veleggiare
fra le parole stanche,
in cui infilare in qualche modo questo vostro
non pensare,

In qualche modo cercate di spiegare
che siete stanchi di ragionare,
specialmente alla sera,
ma anche al mattino,
a volte di giorno,
ma solo se piove,
e in qualche modo chi se ne frega di pensare,
di dire, di partecipare,
tanto che può cambiare,

In qualche modo è senz’altro meglio,
in qualche modo se vuoi è tutto sufficiente,
al limite è persino più efficiente,
basta dire sempre sì, nel modo giusto, al tale giusto,
nel momento esatto,
Quello lì, perfetto,
e tutto poi, se vuoi d’incanto, ti diventa in qualche modo a posto,
anche se ti sei ridotto
ad un vile e triste deficiente,

e ti sei venduto,
sì, ti sei venduto,

ti sei venduto la sorella, la madre, l’anima, il cane,
per l’automobile aziendale,
e ti sei smerciato la bandiera
per andare con il premio in crociera,
ti sei prostituito, tradito, alienato,
solo per il gusto di mendicare
una bella scrivania,
il benefit, il buono pasto, l’assegno famigliare,
la stock option, il cellulare,
e quella educata, moderata, ammaestrata
governata, domestica
allegria di squadra,

E ti sei venduto anche il culo
ma quello solo in qualche modo,
mica esattamente,
solo metaforicamente,
distrattamente,
prudentemente,
riformisticamente,
quasi,
forse,
peraltro, sì peraltro è in qualche modo vero,
che non ti sei accorto di niente.


Questo è il mio omaggio pieno di affetto e di gratitudine per Giorgio Gaber.
Spero che non si arrabbi dovunque sia, spero che sia allegro, finalmente libero in campagna.


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