giovedì 12 luglio 2018

#aiutiamolianonfarfintadinulla


Sarò provocatoria; d’altronde poco mi importa. 
Io vorrei comunicare profondamente. Di questo mi importa molto. 
Vorrei parlare anche cuore a cuore, occhi negli occhi, con quelli fra voi ( e siete in tanti per caso?) che siete (non sono, perché troppo impersonale, quindi uso il siete), dicevo quelli fra voi che siete indifferenti. 
Quell’indifferenza che si difende dalla storia di una mano tesa. Sono tante le mani tese intorno a noi; portate in avanti con l’unica dignità possibile: tanto tempo ad aspettare, e nulla da perdere. 
Mani tese (avete capito), che vi aspettano ad ogni angolo, davanti ai negozi, al bar dove prendete il cappuccino, magari nella vostra strada, mentre spazzano tutta la nostra incuria per due spiccioli. 
Volevo chiedervi come ci riuscite, voi, ad essere indifferenti; ad essere così indifferenti e così in qualche modo dolenti, perché qualcosa vi fa male (ma non abbastanza), da arrivare a difendervi, a giustificarvi del fatto che voi, per carità vorreste aiutarli ma si sa, lavorano per la mafia, se gli dai un euro poi va a finire che la mafia ci mangia sopra. 
Be’ messa così, la mafia sembra più generosa di voi. 
Li sfrutta, ma almeno li considera. 
E invece voi siete così incaponiti e convinti del fatto che voi non c’entrate nulla, che quelle cose, quelle mani tese (e nere), non hanno nulla a che fare con voi. 
Come ci riuscite? 
Io le vedo. Sono parte della mia scena. 
Mi muovo in una scena occupata anche da tante mani tese. Occupano uno spazio importante; ci sono. 
Io spesso sorrido. E sono ricambiata. 
L’euro che estraggo dal mio portafoglio ha fatto il giro del mondo e della storia; e vi assicuro, era il loro denaro. Solo che per uno strano giro, per i soliti cicli dell’economia mondiale, che non è altro che una lunghissima storia di predazione, almeno a studiarla con coraggio e rigore (e anche voi ne siete vittime, e quando vi tocca quanto vi lamentate), quell’euro dicevo si trova nelle mie disponibilità. 
Guardo quelle mani tese e vedo la terra da cui tutto è iniziato: la più grande e pericolosa migrazione mai compiuta dall’uomo è iniziata in Africa, dove i miei antenati sono partiti 40.000 anni fa.

Poi, molto dopo, ci siamo tornati in Africa per depredare, schiavizzare, colonizzare. Ma insomma, voi mi direte che è storia vecchia. 
Sì. Ma intanto l’euro in tasca ce l’ho io e anche voi.

Ecco, lo so, rimarremo distanti. Siete così convinti: aiutiamoli a casa loro, sono migranti economici (mi viene da ridere, come dire che sono solo poveri, e si sa che la fame è un nonnulla di problema soprattutto se osservata dalla prospettiva del vostro frigo pieno). 

Veramente credete che riuscirete a sfuggire? Veramente pensate che far finta di nulla possa bastare a garantirvi per il sempre brevissimo che vi aspetta? Tutto sta cambiando, e il far spallucce non proteggerà il confortevole cantuccio dove credete di essere al sicuro. 

Siete predatori per capriccio della fortuna, non per destino. E le mani tese, domani, potrebbero essere le vostre.

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