domenica 6 dicembre 2009

8 anni

Il giorno dopo il mio ottavo compleanno mio padre mi disse parole gesticolanti e frettolose che subito svanivano, vinte dalla soggezione e da un amore timido.
Mi parlava attraverso l’allegria giocosa di chi ti aspetta dall’altra parte, perché lui dall’altra parte c’era già.
Poi si dileguava come il vento, lasciandomi nel naso l’odore di ferro e di plastica con cui alimentava macchine giganti, dinosauri alla catena che sbattevano i denti in un fragore senza tregua, secondo cadenze ritmate dagli schianti e dalle pause con cui riprendevano fiato.
Torceva gli elementi secondo i suoi disegni, in piedi davanti al tecnigrafo a tracciare forme e a tendere inganni, perché la materia fosse finalmente vinta ad un nuovo senso.
Un giovane Plutone che animava il fuoco, incurante del fato.

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