venerdì 30 ottobre 2009

Stefano Cucchi


A proposito di Stefano Cucchi, storia che mi indigna a tal punto da volermene andare da questo paese.
Passi tutto ma quello che è successo a Stefano Cucchi, se confermato, è troppo.
Ho un figlio di 20 anni, per me bello come il sole, frequenta l'università, ha amici, spesso cambia o è cambiato dalle sue ragazze, insomma tutto come deve andare.
Tre settimane fa o giù di lì al casello di Livorno, all'imbocco della statale Livorno-Grosseto, viene fermato dalla Guardia di Finanza (o erano
Poliziotti, o erano Carabinieri, per me pari sono, uomini e donne che dovrebbero incarnare il senso dello Stato, della Comunità, nel rispetto delle regole di prevenzione dei reati e della sicurezza e tutto questo con intelligenza e senso della misura, che non sempre si vede).
Era in macchina con un suo coetaneo, un compagno di Università.
I Signori delle Forze dell'Ordine come per brevità li chiameremo, li hanno fermati, li hanno controllati e non hanno trovato nulla di quello che sempre vanno cercando.
Siccome i Signori delle Forze dell'Ordine (tutto maiuscolo come sull'attenti) non hanno trovato niente e gli mancava quel quid di soddisfazione che invero sembra necessaria quando si può finalmente esercitare quel piccolo potere(con i deboli)che fa sentire vivo chi incarna il potere dal punto di vista della mediocrità,li hanno condotti dentro il casello, dove sempre gli stessi Signori delle Preparatissime Forze dell'Ordine hanno a disposizione una stanza.
Lì nonostante le timide proteste, e senza neanche spiegare in termini di legge i principi che permettevano l'adozione di una tale (secondo me quanto meno irrituale) procedura, né tanto meno declinare i diritti dei ragazzi perché evidentemente Lor Signori sono calati culturalmente nella presunzione assoluta che quando un individuo incappa in un Signore delle Forze dell'Ordine alla caccia di reato, i diritti sono di fatto sospesi, lì, dicevo prima di perdermi nuovamente in una rabbia che non trattengo, i ragazzi hanno dovuto spogliarsi integralmente e sottoporsi all'umiliazione di piegamenti sulle ginocchia per individuare potenziale droga nascosta nell'orifizio anale, droga che ovviamente non c'era.
Quando mio figlio mi ha raccontato l'accaduto, io avrei denunciato questi Rappresentanti delle Pur Sempre Forze dell'Ordine, se mio figlio e il suo amico avessero avuto l'accortezza di prendere il numero di targa e di chiedere (come è nei loro diritti) le generalità di questi Membri che avranno pure un nome, dico io, a parte l'alienazione in abbondanza.
Ma si sa che i ragazzi sono innocenti e non sanno dare un nome agli abusi.
Poi sappiamo tutti che alcuni altri Signori delle Forze dell'Ordine Integerrimi e Ligissimi al Dovere, Pregni del senso della Patria e ancora Presunti Innocenti, tutto maiuscolo per carità, sono accusati di aver ricattato Piero Marrazzo addirittura (così sembra) attraverso l'introduzione di cocaina nell'abitazione della signora con cui il Presidente Marrazzo si intratteneva.
Adesso è difficile non sospettare che a Stefano Cucchi qualcosa di grave sia davvero successo e in cui le Sempre Tutelanti Forze dell'Ordine devono avere avuto un ruolo, non nell'aver procurato le lesioni a Stefano, non oso pensarlo e questo non possiamo dirlo, ma quanto meno nel non aver prestato adeguato soccorso e avvertito la famiglia di ciò che stava succedendo.
Mi chiedo: ma se un ragazzo viene colto in flagranza di reato nell'uso personale o nello spaccio di droga, perde i diritti alle cure tempestive e adeguate al suo caso?
La presunzione di colpevolezza (perché di questo si è trattato) può imporre che le Forze dell'Ordine possano non avvertire la famiglia e consentire UMANAMENTE PARLANDO una visita, visto che il ragazzo stava malissimo e con due vertebre rotte?
Quale gravissimo reato aveva compiuto Stefano Cucchi per cui i genitori (a cui rivolgo tutta la solidarietà di cui sono capace, come madre e come cittadino di questo paese ingiusto e poco intelligente almeno quando si esprime in pubblico)non hanno avuto la possibilità di AVERE NOTIZIE VERE riguardo la sua salute, SUBENDO IL CONTINUO VESSATORIO RIMPALLO BUROCRATICO IN CUI MANCAVA SEMPRE QUALCOSA ALL'APPELLO, L'AUTORIZZAZIONE DEL GIUDICE, LA CONTROFIRMA IN CALCE, LA MARCA DA BOLLO, mentre un nostro ragazzo moriva, uno dei nostri figli più belli.
Mi chiedo ancora se mio figlio si fosse ribellato e lo avessero condotto in carcere e se lì gli fosse successo l'evento senza colpevole di due vertebre rotte, avrei attraversato lo stesso incubo?
Mi sarebbe stato restituito mio figlio cadavere perché gli Integerrimi di cui sopra e loro affini sempre Onoratissimi non sanno vigilare quando è il caso?
Ma in quale paese stiamo vivendo?
Adesso le Forze dell'Ordine sono in piazza per reclamare giustamente per le poche risorse assegnate e (aggiungo) per un giusto stipendio che ritengo sacrosanto. Per inciso le Forze dell'Ordine reclamano contro le ronde che rappresentano simbolicamente la perdita di senso che caratterizza la nostra Nazione da tempo.
Ma forse meglio le ronde, almeno non c'è l'ipocrisia del Senso dello Stato, del Senso del Dovere, dei Diritti e di tutto quel bla bla scandaloso che fa da paravento alla scarsa intelligenza, alla mancanza di misura e di umanità.
Meglio qualcuno che ti ferma al grido di Cassola!! e poi non sai che cosa ti può succedere se quello che ti ferma sta giocando al "Repubblichini! A volte ritornano!", piuttosto che essere fermato da chi dovrebbe tutelare i nostri ragazzi e li trascina, travestito dalla Legge, nell'orrore.
I Signori delle Forze dell'Ordine non dovrebbero dimenticare che nell'esercizio del loro dovere devono TUTELARE i nostri ragazzi che per inciso sono loro concittadini, e potrebbero essere i loro figli.
Inoltre come madre mi è difficile spiegare a mio figlio che deve rispettare le nostre Amate Forze dell'Ordine, diffondendo speranza e fiducia più che un falso rispetto che fra l'altro non mi appartiene per formazione culturale.
Mi è difficile comprovare che siamo in un Paese dove la Legge non è un corpo astratto, un mostro che ti divora se non sei Qualcuno o figlio di Qualcuno che conta. Mi è difficile amare il mio paese e infondere lo stesso amore in mio figlio in modo che si realizzi un discorso di continuità e di prospettiva.
Come risolvere questa contraddizione: bombardiamo questi ragazzi di Bella Educazione Civica, gli chiediamo di partecipare alla vita politica, li condanniamo se fanno i bulli e poi, gli adulti che dovrebbero educare con serietà, con amore, senza mai perdere il senso dello scopo, che non è quello di reprimere brutalmente (quello è lo scopo di un cretino, anche se impersonificato da un Alto Grado delle Forze dell'Ordine, dispiace dirlo)quanto quello di essere giusti e seri, sono i primi a comportarsi da bulli ad un casello?


Foto: window_piece_02.jpg  - Album di Josh Staiger - www.flickr.com
DeepLink: Come si uccide un paese di Giancarlo De Cataldo - pubblicato su l'Unità il 3 novembre 2009

Nessun commento: